Scheda stampa
ROMA, 24 – 25 GENNAIO 2018
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
“Abbiamo ricollocato la Cooperazione italiana al centro dell’agenda politica del nostro Paese, con maggiori risorse finanziarie, nuovi attori e ulteriori opportunità di sviluppo culturale e lavorativo. Con questa consapevolezza diamo vita a Roma alla Conferenza Nazionale “Novità e futuro: Il mondo della Cooperazione Italiana”.
Così il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, presenta l’iniziativa che avrà luogo il 24-25 gennaio all’Auditorium Parco della Musica, organizzata congiuntamente da Farnesina e Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Due giorni di incontri e confronti, 6 tavoli di studio, 6 side events, 3000 partecipanti provenienti dalla comunità della cooperazione e studenti di licei e università italiane, tanti interventi istituzionali di alto livello, esperti dal campo, testimonial del mondo della cultura, dello sport e dell’impresa, per dibattere sulle sfide fondamentali che l’Italia e il Mondo sono chiamati ad affrontare.
Per Alfano l’evento “è un importante momento di sintesi per presentare – a due anni dalla riforma che ne ha innovato strumenti e obiettivi – i risultati della rinvigorita azione di cooperazione, e un’occasione di confronto tra i tanti vecchi e nuovi attori del “Sistema italiano di cooperazione”: il Ministero degli Esteri e l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, le organizzazioni della società civile ma anche le diaspore, il settore privato, le imprese sociali, le università e la cooperazione territoriale di Comuni e Regioni”.
“Il leitmotiv della Conferenza è “aiutiamoci insieme”: ogni progetto di sviluppo è anche co-sviluppo in cui entrambe le parti crescono e hanno opportunità di migliorare. Per questo motivo gli investimenti nella cooperazione sono di grande rilevanza per la pace e la sicurezza, ma anche per rafforzare la proiezione internazionale delle aziende italiane, secondo un modello rispettoso dei diritti umani, della sostenibilità ambientale e della prosperità condivisa”.
I NUMERI DELLA COOPERAZIONE
“Gli ultimi quattro anni hanno visto un grande slancio della cooperazione: l’Italia – fanalino di coda tra i Paesi più avanzati per percentuale di reddito nazionale destinato allo sviluppo – è tornata ad assumere un ruolo di primo piano, diventando il quarto donatore del G7, raggiungendo lo 0,27% in percentuale di aiuto allo sviluppo (circa 4,5 miliardi all’anno) e raddoppiando le risorse rispetto al 2014. Nel 2017 abbiamo destinato alle emergenze umanitarie quasi 120 milioni di euro, il 20% in più rispetto al 2016”, sottolinea il titolare della Farnesina.
“La cooperazione italiana è riuscita inoltre a catalizzare fondi dall’Europa, attestandosi tra i primi quattro Stati membri esecutori della cosiddetta “cooperazione delegata” – quella che la Commissione affida ai singoli governi – ottenendo un ritorno in termini di risorse gestite e peso politico tra i partner”, prosegue Alfano, che ricorda come “la sola Agenzia della Cooperazione, con le sue 20 sedi nel mondo, i suoi 1000 progetti e un miliardo di euro gestiti nei suoi primi anni di vita ha contribuito a finanziare e sostenere le proprie iniziative e quelle delle associazioni e delle organizzazioni della società civile, destinando loro 65 milioni nel 2016 e 95 nel 2017”.
LE SFIDE DELLA COOPERAZIONE
Tante sono le sfide dello sviluppo che ci troveremo di fronte nei prossimi anni:
- La minaccia del cambiamento climatico, i cui squilibri causano l’innalzamento dei mari, fenomeni metereologici estremi e l’inaridirsi di vaste aree geografiche, costringendo alla fuga milioni di persone e rendendo più povere e instabili ampie regioni nel globo.
Alfano evidenzia che “l’Agenzia ha investito oltre 130 milioni nel 2017 per progetti sul cambiamento climatico e la tutela della biodiversità, cui si aggiungono le iniziative del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione e l’adattamento delle comunità locali alle nuove sfide ambientali”; - L’aumento nel 2017 del numero di persone che soffrono la fame, dopo un lungo periodo positivo che aveva visto una riduzione in numeri assoluti. Il rapporto della Fao parla di 815 milioni di persone, 38 milioni in più dell’anno precedente. Un peggioramento dovuto soprattutto alle guerre, ai conflitti irrisolti, alle carestie e alle inondazioni.
“Il tema della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale è tradizionalmente al centro dell’Agenda italiana che può vantare competenze scientifiche, una trama di storie, cooperative e associazioni forti, spesso viste come modelli da esportare, un tessuto di piccole, medie e grandi aziende nel settore agroindustriale che possono e devono dare il loro contributo per il reciproco sviluppo”, rileva il ministro degli Affari Esteri. Su questi temi l’Italia ha organizzato, nel corso dell’anno di presidenza del G7, una riunione ministeriale tra i responsabili dei ministeri dell’Agricoltura dei 7 Partner e un informale e inedito “G7 della cooperazione” a Firenze tra le Agenzie tecniche dei diversi Paesi; - La migrazione di milioni di persone dalle terre di origine è in costante aumento: nel 2017 l’Onu ha calcolato 258 milioni di persone, in crescita del 49% rispetto al 2000.
“La cooperazione italiana ha scelto il fenomeno della migrazione come priorità da affrontare per renderla “una scelta e non una necessità”. Il nostro Paese porta avanti progetti in tutta l’Africa subsahariana, dall’Etiopia al Niger e al Senegal, per promuovere uno sviluppo locale che sia l’alternativa credibile all’abbandono dei propri territori e studia progetti di reinserimento, migrazione circolare, formazione e rafforzamento del mercato del lavoro”, nelle parole del capo della Farnesina.
A orientare in questo impegno l‘azione della cooperazione internazionale è l’Agenda 2030, i 17 grandi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile concordati da tutte le Nazioni e dirette a tutti i Paesi, ricchi e poveri, grandi e piccoli, che rappresentano la “Carta Costituzionale” per una crescita equa, promotrice di diritti e democrazia, ambientalmente sostenibile e che punta a sradicare la povertà e combattere le diseguaglianze. La cooperazione italiana ispira le sue politiche al perseguimento di quegli obiettivi.
IL NUOVO RUOLO DEI PRIVATI
“Affiancare ai capitali pubblici destinati all’investimento per lo sviluppo quelli del settore privato profit, è il solo modo per “passare from billions to trillions” e così colmare il gap finanziario per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile scritti nell’Agenda 2030. Il coinvolgimento di aziende e cooperative, imprese sociali e start up nei progetti di sviluppo internazionale rappresenta una delle mission che la legge ha assegnato al nuovo “sistema italiano di cooperazione””, sottolinea Alfano; sono tre i principali attori incaricati di dare attuazione agli indirizzi in materia di cooperazione allo sviluppo, ovvero la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e Cassa Depositi e Prestiti.
“La nuova attenzione che il Governo ha prestato all’Africa, area privilegiata d’intervento, ci ha portato a diventare il primo Paese europeo e il terzo a livello mondiale per valore degli investimenti diretti realizzati nel 2016 in questo Continente, pari a 4 miliardi di dollari; tale risultato può contribuire a consolidare la nostra posizione anche per quanto riguarda l’attività di cooperazione allo sviluppo”.
Recentemente l’Agenzia per la cooperazione ha pubblicato il primo bando pilota di circa 5 milioni di euro, riservato al settore profit, in cui vengono premiate idee innovative, del tutto originali e non ancora realizzate in Paesi partner della cooperazione.
In ambito europeo è stato approvato il “Piano UE per gli Investimenti Esterni” per l’Africa subsahariana ed il Vicinato. Si tratta di uno strumento fondato sui meccanismi di blending esistenti e sulla creazione di un nuovo schema europeo di garanzia, volto ad attrarre fondi addizionali da parte dei privati, delle Istituzioni Finanziarie bilaterali e della BEI (Banca Europea per gli Investimenti), concepito per affrontare le cause profonde dei flussi migratori e favorire investimenti in mercati difficili. In tale contesto sono stati stanziati dalla Commissione europea complessivamente 4,1 miliardi, di cui 1,5 a garanzia di progetti di investimento di aziende private per il triennio 2018-2020 e 2,6 a dono per assistenza tecnica e interventi di capacity building a sostegno del business climate. L’utilizzo congiunto del Fondo di garanzia e degli strumenti di blending dovrebbe poter mobilizzare 44 miliardi di Euro essenzialmente provenienti da privati per progetti di sviluppo, in virtù di un effetto-leva stimato dalla Commissione di 1 a 11. L’obiettivo è di coniugare la lotta alla povertà e il sostegno a investimenti imprenditoriali responsabili e sostenibili in particolare in Africa e nei paesi del vicinato.
I GIOVANI
“L’avventura del terzo millennio, appena iniziata, impone al mondo della cooperazione di porre attenzione sulla formazione alla cittadinanza globale come una delle chiavi di volta, per permettere alla nuove generazioni di essere responsabili dell’umanità, del nostro pianeta e del suo futuro. Ma Cooperazione significa anche creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. Negli ultimi anni ha creato infatti numerose opportunità nel settore, segnando un trend di crescita annuale del 10% e creando 16.000 posti di lavoro nel 2015 presso le organizzazioni della società civile italiana”, rileva il ministro degli Esteri.
Il 2016, in particolare, è stato l’anno del boom di assunzioni nella cooperazione internazionale, con un aumento del 25% delle vacancy disponibili: 800 sono state pubblicate sul sito info-cooperazione, un terzo delle quali si riferivano a posizioni in Italia, un terzo a posizioni in Africa e le rimanenti in America Latina, Asia e Medio Oriente.
Attraverso il finanziamento dei Programmi Junior Programme Officers (JPO) e UN Fellowship, l’Italia fornisce interessanti opportunità di inserimento nel mondo della cooperazione multilaterale a giovani italiani (oltre 100 in servizio ogni anno), selezionati dalle Nazioni Unite mediante una procedura altamente competitiva e indipendente. Oltre a costituire una preziosa esperienza internazionale per i JPO e i Fellows italiani, questi progetti consentono di rafforzare la presenza dell’Italia nelle Nazioni Unite fin dai primi livelli di carriera.
“Nel 2018 si è aperta la possibilità di creare nuovi posti di lavoro nel settore della Cooperazione Internazionale: a febbraio verrà pubblicato un bando per la selezione di 60 nuovi funzionari, esperti di cooperazione; si tratta di una grande novità per il settore, considerando che l’ultimo bando pubblico risale a oltre venti anni fa”, conclude Alfano.
Per seguire l’evento sui social #conferenzacoopera #coopera
Link per lo streaming: