Concept Note “Settore Privato”
Il settore privato e i nuovi partenariati per creare lavoro dignitoso e sviluppo sostenibile
Il cambiamento, la partnership. Gli ultimi 15 anni hanno visto organismi internazionali, le Nazioni Unite, l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE), l’Unione europea e la Banca Mondiale produrre risoluzioni, linee guida, comunicazioni volte ad assicurare un’evoluzione al ruolo giocato dal settore privato nei programmi di cooperazione allo sviluppo. Oggi possiamo affermare che il paradigma della cooperazione internazionale è effettivamente cambiato, nella direzione di riconoscere la pluralità dei soggetti che vi contribuiscono: i documenti dell’Unione Europea che si sono susseguiti a partire dal 20121 e la nuova legge italiana sulla cooperazione per lo sviluppo2 dimostrano come le politiche e le norme in materia si sono radicalmente evolute. In tale nuovo contesto, il Governo passa da un ruolo di unico finanziatore dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) a una funzione di “articolatore di sistema” degli attori e degli strumenti secondo il principio di sussidiarietà, richiamato anche dalla nuova legge italiana in materia, per coniugare gli sforzi degli attori dello sviluppo tradizionali (Stati, organizzazioni internazionali, società civile) con quelli del settore privato profit per raggiungere obiettivi comuni di sviluppo. In particolare, con l’attuazione della Addis Ababa Action Agenda on Financing for Development del 2015 e per accompagnare quest’evoluzione, i Paesi donatori hanno cominciato a sviluppare nuovi strumenti di finanziamento, affiancando a quelli più tradizionali l’utilizzo di prestiti concessionali, fondi di equity, fondi di garanzia e meccanismi di risk-capital, così da facilitare un maggiore investimento di flussi finanziari nelle aree di bisogno globali, favorendo la costruzione di partenariati con il settore privato imprenditoriale. In tutti i documenti di riferimento, a livello internazionale, europeo e nazionale, viene richiamato il ruolo essenziale delle imprese nel raggiungimento degli obiettivi di sradicamento della povertà e di sviluppo sostenibile, anche rafforzando il settore privato dei Paesi partner.
In particolare poi, su alcuni temi centrali nell’agenda globale quali energia, ambiente e cambiamenti climatici, il ruolo del settore privato è imprescindibile3. Questi settori per l’Italia hanno visto negli ultimi anni un crescente interesse della cooperazione italiana in termini sia di consolidamento di un patrimonio di competenze significative che di apertura di nuove opportunità di finanziamento (sia pubbliche che private) e presentano alcune delle esperienze più significative di partenariato in grado di combinare interventi di alto impatto per lo sviluppo autonomo di realtà locali nei paesi beneficiari, con azioni di equa promozione del sistema italiano della cultura, della formazione, della ricerca e dell’innovazione imprenditoriale e industriale.
Quale settore privato? A conclusione del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, il Consiglio dei Ministri UE dello Sviluppo ha invitato i Paesi membri ad adottare un “approccio differenziato” per il coinvolgimento delle imprese4, che tenga maggiormente conto della tipologia e delle dimensioni delle imprese impegnate nella cooperazione allo sviluppo in vista di “uno sforzo congiunto per sostenere la replicabilità e la crescita in scala di modelli d’impresa inclusivi e di partnership multistakeholder”5.
Il ruolo che le imprese possono giocare per lo sradicamento della povertà e per uno sviluppo sostenibile è particolarmente rilevante soprattutto nel continente africano, dove sono necessari investimenti in grandi opere infrastrutturali e nel settore delle energie rinnovabili: l’esperienza delle imprese italiane, in partnership con soggetti pubblici e privati dei Paesi partner può caratterizzare l’azione italiana rispetto ad altri Paesi caratterizzati da una tendenza ad investimenti poco sostenibili e marcare la differenza con la creazione di occupazione di qualita’ basata sul trasferimento tecnologico, economia della conoscenza, innovazione e ricerca.
Tuttavia, la conoscenza sulle opportunità che la cooperazione allo sviluppo ha aperto alle imprese e la consapevolezza che queste hanno della necessità di adattare proprio modello di business rimane, salvo alcuni casi, limitata6 o circoscritta alle grandi imprese e multinazionali. Allo stesso modo, il coinvolgimento di altri attori privati (cittadini, terzo settore, Fondazioni bancarie, Fondazioni d’erogazione e Istituzioni di finanza cooperativa o etica), anche ai fini di blending di risorse per investimenti ad impatto sociale, è rimasto finora escluso o limitato a iniziative di spontaneo coinvolgimento, anche innovative, ma mai messo a sistema attraverso partnership strutturate e identificabili mediante adeguati strumenti.
Nelle proprie raccomandazioni alle Istituzioni italiane del settore, il Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo, attraverso il Gruppo di Lavoro 3 dedicato alla materia, ha individuato e suggerito una lista di criteri e raccomandazioni che il privato profit dovrebbe rispettare per accedere a co-finanziamenti pubblici7 e caratterizzare in maniera innovativa le iniziative progettuali e i partenariati.
Il nuovo ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, quale Istituzione Finanziaria per la Cooperazione allo Sviluppo e in particolare di supporto alle imprese nei vari settori della cooperazione, sia in riferimento alle infrastrutture in Partenariato Pubblico Privato, che all’energia rinnovabile e al climate change, può permettere di catalizzare altre risorse internazionali provenienti dalle Istituzioni internazionali di Sviluppo (Development Financial Institutions) verso progetti di investimento nei paesi partner per la creazione di posti di lavoro sostenibili nel tempo.
Per questi motivi, accanto alla riflessione strategica ed all’identificazione di nuovi strumenti, soprattutto in Italia, si avverte l’esigenza di diffondere, promuovendolo, il modello d’impresa inclusivo (inclusive business model). Tale modello, infatti, va oltre il rispetto dei principi e dei criteri internazionali sull’ambiente e sul lavoro – presupposti imprescindibili per la partecipazione alle iniziative di cooperazione allo sviluppo – fornendo ai soggetti del settore privato profit una prospettiva di crescita e di attività imprenditoriale più intimamente e strutturalmente legata al paradigma degli SDGs.
Sostenibilità economica, ecologica e sociale. Nella sua Enciclica Laudato sii Papa Francesco ha parlato della necessità di un’ecologia integrale quale unica soluzione alternativa all’insostenibilità degli attuali modelli di sviluppo, produzione e consumo:
“Quando parliamo di «ambiente» facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita […] Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. […] Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura. A causa della quantità e varietà degli elementi di cui tenere conto, al momento di determinare l’impatto ambientale di una concreta attività d’impresa diventa indispensabile dare ai ricercatori un ruolo preminente e facilitare la loro interazione, con ampia libertà accademica. […]8
L’Agenda 2030 evidenzia assai chiaramente come la lotta alla povertà non sia più solo prerogativa dei Paesi poveri ma dell’intera comunità internazionale, invocando la “convergenza tra l’agenda degli investimenti, l’agenda del clima e l’agenda dello sviluppo” e l’impegno di medio-lungo periodo, insieme ad un approccio inclusivo che metta al centro le persone e che tenga conto dell’impatto e del rendimento sociale generato dalle attività di business, è tra gli elementi che caratterizza maggiormente l’investimento di una impresa con finalità di sviluppo sostenibile. In quest’ottica, diviene necessario promuovere, ovunque, uno sviluppo tre volte sostenibile: a livello economico, ambientale e sociale, ove il rispetto dei diritti umani e le pratiche di good governance divengano benchmark per tutti i soggetti coinvolti. Di qui il rinnovato ruolo del settore privato imprenditoriale come catalizzatore delle politiche e degli interventi di cooperazione allo sviluppo, moltiplicatore di investimenti sostenibili e vettore di crescita sostenibile ed occupazione. L’Agenda 2030 rappresenta un grande potenziale per le imprese italiane, che sono già oggi all’avanguardia della sostenibilità con i loro investimenti in ricerca ed innovazione per i temi ambientali e sociali, l’utilizzo di materiali e tecnologie estremamente avanzate e le loro eccellenze di prodotto e di processo, possono svolgere una funzione essenziale nel trasferimento di conoscenze e tecnologie, nonché di assistenza tecnica e capacity building dei partner locali, garantendo continuità, crescita economica e inclusione sociale.
La prospettiva. Preso atto dell’assoluta novità rappresentata dalla Legge 125/2014 e delle prime esperienze italiane di bandi pubblici riservati al settore privato profit, la sfida che si pone questa conferenza è trarre dalle esperienze degli stakeholders coinvolti osservazioni, spunti e suggerimenti per rendere la cooperazione allo sviluppo più efficiente e più efficace, anche valorizzando l’enorme bacino di competenze e conoscenze di cui dispone il sistema imprenditoriale italiano. A tal fine, si analizzeranno gli strumenti per favorire la sperimentazione, la co-ideazione e la co-progettazione di partenariati tra il settore privato e tutti gli altri attori della cooperazione italiana per diffondere in tutto il Paese, a partire dai territori, lo stimolo e le informazioni necessarie a convogliare la creatività, l’ingegno e le eccellenze delle imprese e la tradizione di volontariato e di solidarietà tipiche della società civile verso obiettivi comuni per rendere più efficaci l’azione pubblica per lo sviluppo internazionale e la politica economica estera nazionale.
11.30 – 13.00 PRESENTAZIONE DELLE TAVOLE ROTONDE
SETTORE PRIVATO (25 minuti totali)
TITOLO : Il settore privato e i nuovi partenariati per creare lavoro dignitoso e sviluppo sostenibile” | |||
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Esperto: Letizia Moratti, Presidente E4Impact | 10 minuti | ||
settore settore energia | ENEL | Maria Cristina Papetti | 5 minuti |
settore moda tessile | Kinabuti | Caterina Bortolussi | 5 minuti |
13.00 – 15.00 PAUSA PRANZO
13:30 – Apertura ufficiale da parte del Ministro o VM della sezione con gli stand espositivi delle OSC e
attori di cooperazione
15.00 – 17.30 TAVOLE ROTONDE DI ALTO LIVELLO
Le riunioni delle Tavole Rotonde dovrebbero permettere agli attori coinvolti di affrontare i temi in maniera più inclusiva, esaminando le criticità emerse e suggerendo proposte concrete che andrebbero recepite nella Sintesi dei Lavori, con eventuali raccomandazioni.
Tavola Rotonda Settore Privato
Titolo: “Il settore privato e i nuovi partenariati per creare lavoro dignitoso e sviluppo sostenibile”
Obiettivo: La riforma della legge sulla cooperazione italiana allo sviluppo ha generato un rinnovato dinamismo, che coinvolge attori tradizionali e nuovi, nonché ha introdotto l’esigenza di dotarsi di nuovo sistema di risorse – finanziarie ma non solo – adeguate al panorama internazionale.
In questo scenario, le partnership da instaurare (pubblico-privato, privato sociale-privato profit, privato profit-società civile, privato italiano-privato nei Paesi) basate sul rispetto dei principi richiamati dalla legge 125/2014 (trasparenza, responsabilità reciproche, ownership dei paesi partner) possono fungere da modello di “sistema Paese” e contribuire all’efficacia dello sviluppo.
In questa fase iniziale, le imprese e le organizzazioni di società civile avvertono il bisogno di confrontarsi in modo costante con le Istituzioni per individuare best practices, linee guida e strumenti operativi.
La sessione si pone il duplice obiettivo di i) fornire raccomandazioni circa le sinergie da attuare fra gli attori tradizionali e non, con un focus particolare sullo sviluppo di partnership multi-stakeholders, e ii) analizzare gli strumenti a disposizione per partenariati e governance dei processi e dei progetti di cooperazione. I lavori e l’interazione con il pubblico permetteranno di
- valorizzare l’esperienza dei numerosi attori coinvolti per contribuire alle modifiche della norma,
necessarie ad un sistema di cooperazione efficiente; - individuare strumenti di lavoro e interazione che siano funzionali al nuovo panorama;
- fornire raccomandazioni circa le opportunità da costruire o migliorare e le criticità ancora da affrontare.
Modalità: Si terrà un unico panel guidato da alcuni sotto-argomenti:
- partenariati,
- business inclusivo,
- blending di risorse,
- strumenti per implementazione legge 125/14
- lavoro dignitoso.
Chairperson:
- introduce il panel, presenta moderatore e obiettivo workshop, declina tema e sotto-argomenti
- fa note taker
- tira conclusioni panel con messaggi chiave
- restituisce in plenaria il 25 mattina
Moderatore:
- introduce relatori “di testa” (esperti internazionali o istituzionali),
- invita all’interazione “via social” su loro interventi
- poi interagisce con il pubblico, dove si trovano sia pubblico generico sia rappresentanti constituency GdL3, con cui si sono programmati interventi sul tema
Format: 6 relatori di testa sul palco + interventi dalla platea (di cui alcuni programmati).
TITOLO: Il settore privato e i nuovi partenariati per creare lavoro dignitoso e sviluppo sostenibile Chairperson: Danilo Salerno introduce panel, obiettivi (raccomandazioni), presenta format e moderatore; Moderatore: Giampaolo Silvestri introduce relatori e pone loro domanda/tema che sviluppa in 7 minuti (tenendo il tempo) | |||||
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Panel istituzionale sui 5 temi (1 relatore per tema: 7 minuti per relatore) | |||||
Roberto Ridolfi (UE) | Stefano Granata (Presidente Gruppo CGM, delegato Forum Terzo Settore) | Camilla Cionini Visani Direttore Affari nternazionali Confindustria) | Adrien Akouete (Deputy General Secretary of the International Trade Union Confederation) | Federico Bonaglia (OCSE) | Frank Cinque (E4Impact) |
a cura di GIAMPAOLO SILVESTRI Interazione con pubblico partecipante: 2 interventi pubblico e 3 interventi programmati (3 minuti per intervento, sia dal pubblico, sia programmati)
Marco Felisati (Confindustria): ruolo imprese profit + modelli di business e strumenti; |
a cura di DANILO SALERNO POP UP impresa settore moda/tessile per possibili progetti di sistema nel 2018 (10 minuti) |
a cura di GIAMPAOLO SILVESTRI Interazione con pubblico partecipante: 2 interventi pubblico e 3 interventi programmati (3 minuti per intervento, sia dal pubblico, sia programmati)
Stefania Mancini (Assifero): partenariati territoriali e ruolo Fondazioni erogazione; |
a cura di DANILO SALERNO POP UP impresa settore energia per possibili progetti di sistema nel 2018 (10 minuti) |
a cura di GIAMPAOLO SILVESTRI Interazione con pubblico partecipante: 2 interventi pubblico e 3 interventi programmati (3 minuti per intervento, sia dal pubblico, sia programmati)
Stefano Gatti (Cassa Depositi e prestiti)*: strumenti di finanziamento e blending |
a cura di DANILO SALERNO POP UP impresa settore sv rurale e agricoltura sostenibile per possibili progetti di sistema nel 2018 (10 minuti) |
a cura di GIAMPAOLO SILVESTRI Interazione con pubblico partecipante: 4 interventi programmati (3 minuti per intervento)
Paolo Pastore (Fair Trade Italia): partenariati commercio equo, filiera piccoli produttori e distribuzione in Italia |
Chairperson Danilo Salerno tira le conclusioni della sessione e chiude con messaggi chiave per le raccomandazioni finali che verranno consegnate il giorno successivo
* in attesa di conferma
Note:
1 EU Commission Communication “The roots of democracy and sustainable development: Europe’s engagement with Civil Society in external relations”, COM(2012) 492 final; EU Commission, Communication “Strengthening the Role of the Private Sector in Achieving Inclusive and Sustainable Growth in Developing Countries”, COM(2014)263; Risoluzione del Parlamento su settore privato e sviluppo; European Consensus on Development del 2017)
2 Legge 11 agosto 2014, n. 125. Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo.
3 As remarked also within the “G7 Summit, Chair’s Summary of the Outreach session on Africa”, one of the main challenge will be financing the large capital investment required by the transformation of the power sector, increasing private sector financing and sector cash flow by some 7-10 times their current levels.
4 “Principles and Criteria” (pag. 2) in Council Conclusion on a stronger role of the private sector in development cooperation: An action oriented perspective” – Foreign Affair (Development) meeting, Brussels, 12 December 2014
5 Ibidem, pag. 4
6 “Stato dell’arte del coinvolgimento del privato profit italiano nella cooperazione internazionale secondo il modello del business inclusivo: dati, strumenti e processi di azione”. Indagine DeLab commissionata da AICS, 2016.
7 Documento di sintesi delle proposte pervenute in sede di GdL3 CNCS sui criteri generali per i soggetti privati profit (art. 27 l. 125/2014) .
8 Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015